3 dicembre 2017
AVVENTO 2017
Carissimi tutti,
con la domenica odierna inizia il tempo di avvento che si compone di quattro domeniche, ma che in realtà è fatto solo di tre settimane, dal momento che il Natale di Gesù cade di lunedì.
Avvento significa “venuta”: presso gli antichi era chiamato avvento l’arrivo di un re o di un alto funzionario, avvenimento ritenuto in alcune città così importanti da iniziare una nuova era.
Sul pronao della chiesa della Gran Madre di Dio, qui a Torino, al di là del Po, compare una grande scritta che recita – in latino – queste parole: ORDO POPULUSQUE TAURINUS OB ADVENTUM REGIS (La nobiltà e il popolo di Torino per il ritorno del re). Questa Chiesa è stata voluta dai decurioni (gli amministratori locali del tempo) per festeggiare il ritorno di re Vittorio Emanuele I dopo che gli eserciti di Napoleone si erano ritirati dalla città.
Venuta e ritorno. Se da una parte questo tempo ci riporta alla memoria i lunghi anni di attesa dell’arrivo del Messia che hanno caratterizzato la storia del popolo di Israele e ci prepara a celebrare la festa del “Verbo che si fa carne”, del Figlio di Dio che entra nella nostra storia umana per condividerla fino in fondo, dall’altra ci ricorda che un giorno il Signore Gesù, il nostro Salvatore, ritornerà nella gloria per consegnare il regno a Dio Padre.
La liturgia ci inviterà a più riprese, a cominciare da questa prima domenica a non addormentarci per “vegliare” in attesa del Signore e a camminare, a non stare fermi.
VEGLIARE
Per comprendere il senso profondo del vegliare dobbiamo fare riferimento alla veglia che i pastori facevano di notte al loro gregge. Nell’oscurità notturna non è facile accorgersi dei pericoli che incombono, dei ladri di bestiame che si avvicinano al gregge o dei lupi rapaci che vogliono cibarsi della carne delle pecore: non bisogna farsi vincere dal sonno e bisogna tenere gli occhi aperti, pronti ad usare il bastone per cacciare coloro che vogliono fare del male.
Dobbiamo imparare a vegliare, a non lasciarci sopraffare dal sonno che ci impedisce di accorgerci dei pericoli che ci circondano. I pastori si aiutavano a vicenda accendendo un fuoco e raccontandosi le storia della loro vita o le storie sentite da altri pastori e tramandate di padre in figlio.
Abbiamo riempito il mese di novembre di tanti gesti di carità verso chi è più povero e bisognoso di aiuto. Questa è cosa molto buona, ma non avrebbe senso pieno se non riempisse la nostra vita di tutti i giorni di gesti di carità e di amore verso che ci vive accanto. Questo tempo di avvento ci aiuti a riscoprire tutti quei gesti di amore e di attenzione verso che ci vive accanto, gesti che troppe volte diamo per scontati, ma che scontati non sono e che hanno bisogno di essere fatti e rifatti sempre: chiedere scusa, avere il coraggio di chiarirsi di persona senza ricorrere soltanto ai mezzi di comunicazione di massa, salutarsi augurandosi buongiorno e buonasera, passando un po’ più di tempo con chi è anziano, malato, solo … nella nostra famiglia, nella casa in cui abitiamo, quando ci incontriamo tra di noi.
Ma ci aiuti anche a riscoprire la bellezza della preghiera insieme, non solo con la comunità parrocchiale (un buon proposito di avvento potrebbe essere quello di partecipare qualche volta in più alla liturgia quotidiana – lodi, rosario, Eucaristia, vespro – o settimanale – adorazione eucaristica, incontro del mercoledì sera), ma anche – e soprattutto – in famiglia, sfruttando – quando è possibile – il tempo del risveglio o quello che segue la cena per fare insieme una preghiera, magari anche solo recitando una decina del Rosario, oppure facendo precedere il pranzo della domenica da un momento di preghiera e di benedizione della mensa comune.
CAMMINARE
La vita di ogni uomo è un cammino: riconosciamo il suo inizio nel giorno della nostra nascita, ma non sappiamo quando si concluderà. A volte, presi dagli affanni della vita di tutti i giorni, più che camminare corriamo, vagando qua e là, senza avere una meta precisa verso cui tendere. Altre volte, constatando che la vita costa fatica e che le cose più belle si conquistano solo con il sudore, ci lasciamo impigrire e rimaniamo fermi al palo senza sentire nemmeno il desiderio di provare a muovere i primi passi: «Tanto non ce la farò mai!» è la scusa che adduciamo per giustificare questi momenti.
Per camminare bene dobbiamo desiderare metterci in marcia, cercare il nostro passo e seguirlo fino alla meta.
A volte avremo bisogno di fermarci a qualche sorgente o a qualche pozzo per bare un po’ di acqua; altre volte ci dovremo fermare per riposare un po’; altre ancora dovremo fare il punto della situazione per verificare se stiamo camminando nella direzione giusta o se dobbiamo ritornare sui nostri passi per riprendere la strada che porta alla meta.
Anche la vita cristiana è un cammino. Riconosciamo il suo inizio non solo nel giorno della nostra nascita, ma anche nel giorno del battesimo e non conosciamo né il giorno né l’ora in cui terminerà: sappiamo solo che dobbiamo camminare e che la meta sarà l’incontro con il Signore Gesù alla fine dei tempi.
L’avvento sia per tutti noi un tempo di verifica del nostro camminare con il Signore e verso l’incontro con Lui. Proviamo a verificare se davvero siamo in cammino, se il Signore è veramente importante nella nostra vita, se sappiamo prendere le nostre decisioni facendo ricorso anche a lui, se cerchiamo solo una soddisfazione personale nelle cose che facciamo, se la meta del nostro camminare è solo il successo sociale e carrieristico che ci fa sempre essere di corsa e ci fa perdere di vista quello che veramente conta nella vita. Prendiamoci del tempo, magari rallentiamo un po’ il passo, sedendoci al pozzo della Parola e della Eucaristia per fare rifornimento di pane e di acqua, per riprendere fiato e per rialzarci rinvigoriti.
Buon avvento a tutti quanti.
don Sebastiano